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diametro (in genere 10 mm). In tal modo diventa possibile aumentare il numero dei punti
rilevati ed effettuare delle valutazioni sulla variabilità statistica del fenomeno di degrado.
Un esempio applicativo di questo tipo di approccio è offerto dalle indagini svolte sulle
facciate esterne della chiesa di S. Giovanni Bono a Milano. Si tratta di un edificio in
calcestruzzo a vista realizzato alla fine degli anni ’60 e che ha già dato evidenti segnali di
corrosione delle armature, come testimoniato da alcuni ripristini locali del copriferro (Fig.
8). Dalle misure effettuate sulle falde di copertura (100 rilievi pachometrici del copriferro
e 14 prelievi di campioni di polvere) è risultato che al momento dell’indagine la profondità
media di carbonatazione è già superiore al valore medio del copriferro ed è caratterizzata
da una elevata dispersione. Ipotizzando che le due grandezze in esame siano tra di loro
indipendenti e che seguano una distribuzione normale, è possibile stimare che nelle
membrature esaminate la probabilità che si realizzino le condizioni per l’innesco della
corrosione delle armature (profondità di carbonatazione ≥ copriferro) è di circa il 75%.
Questo risultato è coerente con i diffusi fenomeni di corrosione già attivi nella struttura
esaminata.
Le indagini qui discusse sono state svolte utilizzando il prototipo del dispositivo di raccolta
delle polveri illustrato in Fig. 5, ma il dispositivo è stato successivamente riprogettato e
prodotto in serie assieme agli accessori necessari per le misure di carbonatazione
(https://www.carbontest.it/).
0.12 copriferro
Densità di probabilità 0.08 carbonatazione
0.04
0.00
10 20 30 40 50
Profondità (mm)
Figura 8. La chiesa di S. Giovanni Bono a Milano e le tracce dei precedenti interventi di
ripristino; confronto tra la distribuzione di probabilità del copriferro e della profondità di
carbonatazione.
Con riferimento alla diagnostica post-incendio occorre evidenziare che la principale fonte
di alcalinità nei pori del calcestruzzo è la portlandite (idrossido di calcio), che si decompone
gradualmente oltre i 450° C (deidrossilizzazione). La sua assenza nella malta cementizia è
un indicatore di particolare rilevanza, dal momento che, superato quel livello di
temperatura, la resistenza meccanica residua del calcestruzzo è all'atto pratico
trascurabile. Verifiche di alcalinità della polvere di perforazione estratta da pannelli in