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ponte. Il motivo che ha spinto gli Autori a costruire un modello ad Elementi Finiti di
            due diverse classi è stato quello di avere un confronto diretto tra le forze interne

            (caratteristiche  di  sollecitazione)  fornite  dal  Modello  A  e  il  calcolo  effettuato  dal
            progettista, rendendo possibile un classico controllo delle sezioni attraverso le forze
            interne allo SLU, mentre il Modello B è stato utile per un confronto diretto tra la
            valutazione dello spostamento fornito dal modello ad Elementi Finiti e le misurazioni
            dello spostamento del test di carico in situ. Il modello B, più raffinato, è in grado di
            tenere maggiormente conto del contributo della soletta superiore al comportamento
            trasversale del ponte, consentendo un migliore accordo con le prove effettuate sul
            ponte stesso, rispetto a quanto può essere fornito dal modello semplificato a grigliato,

            soprattutto in termini di deformazione sotto carico.
            Va sottolineato che il comportamento del ponte può essere molto diverso in SLE e
            SLU.  In  SLE  il  ruolo  della  soletta  è  fondamentale  nella  ridistribuzione  del  carico
            concentrato agente su un'unica trave longitudinale tra le travi affiancate. In SLU la
            grande  fessurazione  che  interessa la  soletta  riduce  l'effetto  ridistributivo.  In
            letteratura,  Manterola  [8]  ha  studiato  le  implicazioni  della  diversa  modellazione
            dell'impalcato per ponti in cemento armato con schemi a grigliato a queste gli Autori

            si sono ispirati.


            3.2. Validazione dei modelli ad Elementi Finiti e confronto dei risultati


            La  validazione  dei  modelli  sopra  presentati  è  stata  effettuata  per  confronto  con
            misurazioni  in  situ.  Preliminarmente  sono  state  effettuate  indagini  sui  materiali
            (calcestruzzo  e  acciaio  delle  armature), nonché  sulla  distribuzione  delle  armature
            mediante  prove  georadar,  magnetiche  e  dirette.  Successivamente,  sono  state

            condotte  prove  di  carico  in  situ  attraverso  diverse  disposizioni  del  camion  sulla
            superficie dell'impalcato, misurando gli spostamenti lungo la carreggiata e utilizzando
            configurazioni simmetriche, asimmetriche e trasversalmente centrate o eccentriche.
            Le deformazioni ottenute dalle prove di carico sono state quindi confrontate con i
            risultati ottenuti dai due modelli agli elementi finiti. In questo modo è stato anche
            possibile  comprendere  il  grado  di  vincolo  interno  tra  le  travi  trasversali  e  quelle
            longitudinali e l'efficacia della ridistribuzione trasversale del sistema a griglia.

            La Figura 6 mostra un confronto tra gli spostamenti registrati durante le prove di
            carico e quelli forniti dai modelli ad Elementi Finiti per due casi di configurazioni di
            autocarro simmetriche (Fig. 6a) e asimmetriche (Fig. 6b). Vale la pena notare che,
            poiché i carichi applicati sono compatibili con un SLE, la risposta prevista dal Modello
            B, con elementi a guscio per la soletta, è più vicina al comportamento effettivo del
            ponte, mentre quelli previsti dal Modello A mostrano un accordo minore con i risultati
            delle prove di carico e maggiori valori teorici di deformabilità. Ciò era previsto dagli
            Autori  e  la  validazione  del  Modello  B  è  stata  considerata  soddisfacente  per  le

            valutazioni di esercizio e per un comportamento trasversale più realistico del ponte a
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