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2.3 Progetto del sistema di monitoraggio permanente
La registrazione sperimentale del comportamento strutturale di una costruzione ha un ruolo
molto importante in relazione alla garanzia della sicurezza e al suo mantenimento nel tempo
in quanto permette di avere sotto stretto controllo la stessa nelle sue condizioni che vanno
dalle normali fasi operazionali a situazioni di rilevante impegno strutturale. Si può infatti par-
lare di conoscenza dello stato dell’edificio in tempo pressoché reale, così da poter attivare
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Inoltre, la conoscenza dello stato della
costruzione immediatamente dopo un terremoto è indispensabile per valutare il livello di
sicurezza in modo da poter prendere decisioni informate e oggettive sull’utilizzo della co-
struzione in condizioni critiche, particolarmente per l’edificio in esame destinato ad essere
luogo strategico per la gestione dell’emergenza.
Il monitoraggio risulta efficace nel rilevare anomalie solo se le misure possono essere con-
frontate con situazioni di riferimento che possiamo considerare esenti da difetti o malfun-
zionamenti. Il limite dei più diffusi sistemi di monitoraggio è quindi legato alla loro capacità
di intrepretare correttamente solo dati provenienti da situazioni con input a basso livello di
energia (input ambientale o azioni di esercizio), non avendo riferimenti di risposta per azioni
rare e intense, come quelle sismiche. Nel caso in esame, la prova di spinta e rilascio fornisce
questa informazione che solitamente non è disponibile e permette di calibrare un sistema di
monitoraggio capace di fornire un’interpretazione più affidabile e accurata delle misure che
potranno essere raccolte in caso di evento sismico intenso.
Il sistema di monitoraggio permanente previsto per il ChIP è stato configurato in modo da
permettere la ricostruzione della cinematica dei piani, assunti come diaframmi rigidi nel
proprio piano coerentemente con la loro geometria e configurazione strutturale. Allo scopo
occorrerebbero tre misure accelerometriche per ogni piano, due in una stessa direzione in
punti diversi e una terza nella direzione ortogonale. Tuttavia, si è preferito avere una ridon-
danza delle misure al fine di garantire una maggior precisione nelle successive elaborazioni
numeriche, scegliendo due misure per ciascuna delle due direzioni ortogonali in due punti
distinti per ogni piano. Integrando le accelerazioni è poi possibile ottenere anche velocità e
spostamenti di piano.
Seppur non strettamente necessari alla ricostruzione della cinematica dei piani, sono stati
previsti anche quattro trasduttori di spostamento per misurare, in corrispondenza di due di-
stinti isolatori, gli spostamenti sviluppati in due direzioni orizzontali ortogonali ed il monito-
raggio delle accelerazioni alla base (piano delle fondazioni). Al di sotto del piano di
isolamento lato monte, infatti, è prevista l’installazione di un accelerometro triassiale (com-
ponente verticale e due componenti orizzontali ortogonali) che permetta di caratterizzare
l’input sismico. Come ulteriore utile risorsa per la comprensione di quanto possa accadere in
caso di terremoti si è deciso di integrare nel sistema di monitoraggio permanente anche una
stazione di misura delle accelerazioni in condizioni di campo libero, posizionata ad adeguata
distanza dall’edificio in esame. Questo obiettivo è stato raggiunto con un ulteriore accele-
rometro triassiale, da collegare in serie a quello presente in fondazione.
In sintesi, sono quindi previsti due accelerometri biassiali per piano, ovvero i due livelli sopra
al piano di isolamento e la copertura, e due accelerometri triassiali, di cui uno disposto al
livello della sottostruttura lato monte e uno nella stazione di campo libero, per un totale
complessivo di 18 canali accelerometrici. A ciò si aggiungono quattro trasduttori di sposta-
mento orizzontale e due di spostamento verticale, oltre a due centraline di acquisizione sin-