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L’evoluzione digitale non può di certo fermarsi al solo aspetto della modellazione informativa.
            L’efficientamento dei processi attraverso il digitale non può non passare da una digitalizzazione della
            modalità di comunicazione e dei processi decisionali, che nel settore della gestione delle opere
            esistenti, in larga parte, vengono condotti attraverso metodi ancora fortemente analogici.
            In  questo  senso,  l’utilizzo  di  strumenti  quali  i Common  Data  Environment (CDE)  o  Ambienti  di
            Condivisione  dei  Dati  (ACDat,  UNI  11337)  riveste  un  ruolo  fondamentale  nel  percorso  di
            trasformazione.
            Peraltro, è significativo riscontrare come il DM 312/2021, pur nella generalità che inevitabilmente
            lo contraddistingue, menzioni in maniera esplicita l’Ambiente di Condivisione dei Dati, includendolo
            fra gli obblighi posti progressivamente in capo alle Stazioni Appaltanti.
            Il CDE rappresenta un ambiente comune di lavoro per la gestione e lo scambio di file di commessa,
            disponibile sempre più in modalità cloud, da non confondersi con le più note e comuni librerie di
            Oggetti BIM.
            Lo schema originario prevede che il CDE (ACDat) sia suddiviso in 4 differenti aree o fasi:
                   lavorazione (produzione e variazione dei file di commessa);
                   condivisione (comunione dei file per il loro controllo e coordinamento);
                   pubblicazione (esposizione dei file completati e coordinati, eventualmente autorizzati dal
                    Committente);
                   archivio (conservazione dei file nel tempo a commessa ultimata).
            Ogni passaggio da una fase all’altra prevede un processo di verifica e approvazione/autorizzazione
            interna (team di lavoro) o esterna (Committente).
            Nonostante  il nome  (data) i CDE in  commercio possono essere  specializzati più in  alcune delle
            attività sopra elencate, spingendosi da  un lato a prediligere  la parte di condivisione  di modelli,
            dall’altro puntando più alla gestione documentale con relativi flussi approvativi.
            Prerogativa  dei CDE è  comunque  la  raccolta  e  gestione  (parziale  secondo  singole  specificità  di
            prodotto) sia di file documentali di scrittura, calcolo, ecc. e file di disegno 2D (in formato proprietario
            e aperto, PDF), sia di modelli BIM (soprattutto nel formato aperto IFC).
            Più  correttamente  un CDE dovrebbe  essere  considerato  come  l’insieme  di  più  piattaforme  (un
            ecosistema) che sommando le loro funzionalità soddisfano i requisiti originari.
            E’ da segnalare come esportazioni intermedie potrebbero essere svolte per poter condividere lo
            stato di avanzamento di modellazione.


            Nel caso della piattaforma PontiSicuri il contenuto informativo presente nel Digital Twin può essere
            trasferito a due differenti (e integrati tra loro) ambienti di collaborazione.

            Un  prima  ambiente  denominato Trimble Quadri permette una  contestualizzazione  a  livello
            territoriale delle informazioni. La parola territoriale fa riferimento al fatto che oltre al modello BIM
            dell’opera  puntuale  si  possono  aggiungere  altri  tipi  di  informazioni,  tutte georeferenziate
            caratterizzanti l’area di progetto, ottenibili attingendo ai geoportali della regione in cui è situata
            l’opera.

            I  geoportali  possono  anche  fornire informazioni  quali  le  Ortofoto  RGB,  eventuali rilievi Lidar,
            Shapefile relativi al grafo stradale della zona, alle strade provinciali presenti, ecc….


            Si possono anche inserire i file DTM (Digitalized Terrain Model), ad esempio nel formato ASCII-GRID,
            ripartito in tagli rettangolari basati sul rettangolo di ingombro delle province.
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