Page 25 - Master Magazine 9
P. 25
L’evoluzione digitale non può di certo fermarsi al solo aspetto della modellazione informativa.
L’efficientamento dei processi attraverso il digitale non può non passare da una digitalizzazione della
modalità di comunicazione e dei processi decisionali, che nel settore della gestione delle opere
esistenti, in larga parte, vengono condotti attraverso metodi ancora fortemente analogici.
In questo senso, l’utilizzo di strumenti quali i Common Data Environment (CDE) o Ambienti di
Condivisione dei Dati (ACDat, UNI 11337) riveste un ruolo fondamentale nel percorso di
trasformazione.
Peraltro, è significativo riscontrare come il DM 312/2021, pur nella generalità che inevitabilmente
lo contraddistingue, menzioni in maniera esplicita l’Ambiente di Condivisione dei Dati, includendolo
fra gli obblighi posti progressivamente in capo alle Stazioni Appaltanti.
Il CDE rappresenta un ambiente comune di lavoro per la gestione e lo scambio di file di commessa,
disponibile sempre più in modalità cloud, da non confondersi con le più note e comuni librerie di
Oggetti BIM.
Lo schema originario prevede che il CDE (ACDat) sia suddiviso in 4 differenti aree o fasi:
lavorazione (produzione e variazione dei file di commessa);
condivisione (comunione dei file per il loro controllo e coordinamento);
pubblicazione (esposizione dei file completati e coordinati, eventualmente autorizzati dal
Committente);
archivio (conservazione dei file nel tempo a commessa ultimata).
Ogni passaggio da una fase all’altra prevede un processo di verifica e approvazione/autorizzazione
interna (team di lavoro) o esterna (Committente).
Nonostante il nome (data) i CDE in commercio possono essere specializzati più in alcune delle
attività sopra elencate, spingendosi da un lato a prediligere la parte di condivisione di modelli,
dall’altro puntando più alla gestione documentale con relativi flussi approvativi.
Prerogativa dei CDE è comunque la raccolta e gestione (parziale secondo singole specificità di
prodotto) sia di file documentali di scrittura, calcolo, ecc. e file di disegno 2D (in formato proprietario
e aperto, PDF), sia di modelli BIM (soprattutto nel formato aperto IFC).
Più correttamente un CDE dovrebbe essere considerato come l’insieme di più piattaforme (un
ecosistema) che sommando le loro funzionalità soddisfano i requisiti originari.
E’ da segnalare come esportazioni intermedie potrebbero essere svolte per poter condividere lo
stato di avanzamento di modellazione.
Nel caso della piattaforma PontiSicuri il contenuto informativo presente nel Digital Twin può essere
trasferito a due differenti (e integrati tra loro) ambienti di collaborazione.
Un prima ambiente denominato Trimble Quadri permette una contestualizzazione a livello
territoriale delle informazioni. La parola territoriale fa riferimento al fatto che oltre al modello BIM
dell’opera puntuale si possono aggiungere altri tipi di informazioni, tutte georeferenziate
caratterizzanti l’area di progetto, ottenibili attingendo ai geoportali della regione in cui è situata
l’opera.
I geoportali possono anche fornire informazioni quali le Ortofoto RGB, eventuali rilievi Lidar,
Shapefile relativi al grafo stradale della zona, alle strade provinciali presenti, ecc….
Si possono anche inserire i file DTM (Digitalized Terrain Model), ad esempio nel formato ASCII-GRID,
ripartito in tagli rettangolari basati sul rettangolo di ingombro delle province.