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i pedici m e r indicano rispettivamente la sezione indisturbata e quella ristretta, Ƭc è lo sforzo
            tangenziale di inizio movimento per il materiale d’alveo e Ƭm lo sforzo tangenziale nella sezione m.
            La (5) in condizioni di acque chiare ovvero senza trasporto solido (profondità di scavo in acque chiare
            è maggiore di quella con trasporto solido), con Ƭc=Ƭm, diventa:
                                                                 6
                                                       ℎ         7
                                                           =
                                                       ℎ        

                   Una  volta  stimato  hr,  la  profondità  dello  scavo  di  contrazione  ds  può  essere  ricavata
            mediante la relazione:
                                                         = ℎ      −  ℎ  0
                                                         

                   con h0 tirante idrico in corrispondenza in corrispondenza del restringimento prima dell’inizio
            del processo di erosione.


                   6. Alluvionamento
                    Un altro fenomeno (Fig.33; Fig.34) che può  portare all’insufficienza idraulica è quello di
            alluvionamento  ovvero  depositi  di  materiale  litoide.  È  un  fenomeno  che  è  indipendente  dalla
            presenza di opere in alveo. È il fenomeno opposto a quello dell’erosione generalizzata e può essere
            valutato solo attraverso lo studio dei profili di fondo realizzati in epoche diverse.



















                                   Fig. 33                                                Fig.34

                7. Morfoinvadenza
                    Come illustrato ampiamente in tutta la narrazione precedente, quando un qualunque corpo
            occupa il greto di un letto fluviale, causandone la contrazione della sezione idraulica, la corrente
            propende  ad  asportare  materiale  dal  fondo  e/o  sponde  in  virtù  dell’accrescimento  della  sua
            propensione ad erodere. Questa nozione assume valore maggiormente considerevole se si tratta di
            corpi di frana con zone di accumulo di centinaia di metri che cagionano un effetto non delimitato e
            circoscritto e, perciò, non secondario e marginale.
                   Usualmente,  l’evoluzione  geodinamica  dei  versanti  topografici  influenza  le  connotazioni
            morfologiche del tratto fluviale interessato. Condiziona il suo sviluppo planimetrico e, logicamente,
            lo stato di conservazione sia di opere di attraversamento che di eventuali opere di sistemazioni
            idrauliche in alveo.
                   In primo luogo, la morfoinvadenza dei corpi franosi può provocare un restringimento parziale
            o totale della larghezza della generica sezione trasversale del tronco interessato dal fenomeno.
                   La  riduzione,  spesso  piuttosto  drastica,  ha  la  capacità  di  determinare  non  soltanto  una
            variazione planimetrica del corso fluviale ma anche e, specialmente, di cagionare una mutazione
            morfologica dell’assetto plano-altimetrico, obbligandolo a recuperare una nuova configurazione di
            equilibrio differente da quella che aveva già conseguito (tronco fluviale in equilibrio) o che tentava
            di acquisire (tronco fluviale in fase di transizione) in ragione delle portate liquide e solide in arrivo
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