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Come si può notare dai grafici riportati, l’andamento delle due tipologie di dati risulta molto simile.
Ciò consente di affermare che i fenomeni di variazione della temperatura e dell’umidità sono
recepiti dai diversi strumenti (data logger e strumenti della centralina ARPA) in maniera analoga.
In particolare per l’umidità relativa si nota un effetto di smorzamento dei picchi e un lieve effetto di
ritardo (sfasamento) per la sonda posata sul balcone in quanto si trova in zona “più protetta”
rispetto a quella della centralina ARPA, mentre in termini di temperatura si hanno dati simili tra loro,
con differenze contenute entro 2 gradi centigradi, ad eccezione dei picchi massimi (dovuti
probabilmente ad irraggiamento diretto dei raggi solari sulla sonda posta sul balcone); anche per
questa grandezza fisica le variazioni nel tempo risultano praticamente identiche per le sonde ARPA
e per i data logger.
Tale approccio metodologico consente sia di accertare che i data logger sono in grado di rilevare i
parametri ambientali in maniera corretta (per confronto con le sonde di ARPA), sia di apprezzare se
gli eventuali picchi rilevati dalle sonde posizionate all’interno degli ambienti abitativi sono dovuti a
condizioni climatiche generali esterne o ad uso antropico degli ambienti in esame. È dunque sempre
consigliabile affiancare le sonde interne agli ambienti oggetto di indagine con almeno una sonda
esterna, in posizione (per quanto possibile) non colpita in maniera diretta dai raggi solari e
rappresentativa delle condizioni ambientali in campo libero.
Di seguito si presenteranno alcuni casi all’interno di ambienti chiusi, considerando che i valori di
temperatura e umidità relativa misurati dipendono esclusivamente da uso antropico e non da
parametri ambientali provenienti dall’atmosfera. Verranno presentati sia casi dove non vi è
particolare presenza di umidità relativa e senza formazione di muffe (definiti ambienti “SANI”) sia
casi in cui gli apporti antropici di temperatura e umidità relativa portano gli ambienti chiusi indagati
a presentare fenomeni fungini (definiti casi “MALATI”).
CASO 1 – “SANO” ovvero senza particolare presenza di condense e con assenza di formazione di
fenomeni fungini: LOCALE IGIENICO
Illustrazione dell’ambiente e delle condizioni di lavoro:
- stabile sito in Milano, realizzato nel 1955, edilizia quasi signorile con buona scelta dei materiali di
costruzione. Pareti perimetrali a cassa vuota, senza presenza di materiali isolanti. Classe energetica
“G”. Pareti interne tinteggiate con idropittura traspirante;
- presenza di impianto di riscaldamento a pannelli ad alta temperatura (impianto realizzato nel 1955)
con posizione dei pannelli a soffitto;
- al fine di eseguire una indagine nelle reali condizioni di uso del locale si è chiesto alla proprietà di
utilizzare il locale ignorando la presenza dei sensori e senza arieggiare i locali dopo l’uso della
doccia/bagno: questo al fine di monitorare l’ambiente in condizione di maggiore criticità.
Sono stati raccolti dati in un arco temporale di 20 giorni (14/04/2020 - 03/05/2020) tramite il
posizionamento di 6 sonde (poste a coppie, in modo da avere una sonda “principale” ed una “di
controllo”) in 3 punti diversi del locale. Di ciascuna coppia sono state prese in considerazione le
misurazioni delle sonde “principali”, ricorrendo a quelle “di controllo” in caso di dubbi sul
funzionamento delle prime. I tre dispositivi principali sono stati così posizionati: